I potenti non perdonano, nemmeno i loro “parenti”. Ormai dovrebbe essere noto: i giornalisti che vogliono esprimere opinioni indigeste devono essere pronti a subirne le conseguenze. Ritorsioni e rappresaglie, piccole o grandi che sia, sono all’ordine del giorno. Questo caso però è decisamente sui generis. Il Milan ha annunciato di non voler concedere interviste agli inviati di una tv, Mediaset, dopo il diverbio avvenuto in diretta fra l’ex arbitro Paparesta (ora fra i moviolisti di Premium) e l’allenatore rossonero Max Allegri.
Il caso nasce perché Paparesta ha giudicato non da rigore il fallo commesso da Manfredini su Pato sul risultato di 0 a 0 durante Atalanta - Milan di domenica scorsa. Allegri, già piuttosto stizzito di fronte ad obiezioni simili a Sky Calcio Show, si è inalberato. Per lui il rigore era netto, un classico “scontro” verbale fra allenatore e commentatori sportivi. Nessuno poteva aspettarsi la contromossa del Milan, soprattutto tenendo conto del “dettaglio” non secondario: la proprietà comune delle due “aziende”, entrambe saldamente nelle mani della famiglia Berlusconi. L’ufficio stampa rossonero ha annunciato ai giornalisti di Mediaset che in questa settimana, quella che precede il derby con l’Inter, nessun tesserato rossonero rilascerà dichiarazioni ai loro microfoni.
Il comitato di redazione di Sport Mediaset ha diffuso la notizia in un comunicato:
Con grande rammarico l’assemblea dei giornalisti di Sport Mediaset deve segnalare pubblicamente un episodio preoccupante sul fronte dei rapporti sport-comunicazione: nella settimana che precede il derby calcistico di Milano, l’Ufficio stampa del Milan ha fatto sapere alla redazione di Sport Mediaset che quest’ultima, contrariamente alla consuetudine, non potrà in questi giorni avere a disposizione interviste a tesserati del club dopo le divergenti valutazioni sul rigore concesso in Atalanta-Milan emerse durante il dibattito televisivo post partita tra l’allenatore rossonero e gli ospiti presenti nello studio di Premium Calcio. L’episodio si qualifica da sé e purtroppo sono sempre più frequenti le ritorsioni delle società di calcio nei confronti dei media che esprimono opinioni non gradite
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